I CORRENTISTI E LE PMI RISCHIANO DI PAGARE I COSTI DELLA RICAPITALIZZAZIONE DI BANCAMARCHE

I CORRENTISTI E LE PMI RISCHIANO DI PAGARE I COSTI DELLA RICAPITALIZZAZIONE DI BANCAMARCHE

Fa male Ceriscioli a non segue la vicenda di Banca Marche perchè, secondo me, la situazione dell’istituto di credito marchigiano rappresenta la principale priorità economica e sociale regionale.  Il presidente deve intervenire subito con una seria e urgentissima iniziativa istituzionale per modificare la decisione del Fondo Interbancario che prevede la partecipazione all’aumento di capitale di Banca Marche solo dopo l’entrata in vigore del bail-in (1 gennaio 2016). Non si può perdere ulteriore tempo prezioso perché tale evenienza è assolutamente da scongiurare, poiché realizzare l’aumento di capitale dopo l’entrata in vigore del bail-in espone il nostro territorio ad un rischio rilevantissimo. Se l’attuale timing venisse confermato i costi del piano di ricapitalizzazione potrebbero essere ribaltati nelle Marche e pagati in gran parte da azionisti, risparmiatori, dipendenti, PMI e fondazioni bancarie. Per questi motivi ho presentato questa mattina un’interrogazione urgente a risposta immediata, ex art 133bis del Regolamento Regionale, al Presidente Ceriscioli, al fine di salvaguardare i correntisti, obbligazionisti, azionisti di Banca Marche e per tutelare la sua funzione strategica per l’economia marchigiana, l’occupazione diretta e indiretta, il patrimonio, il suo radicamento, senza contare che azzerare le fondazioni bancarie significa impoverire socialmente il nostro territorio.

La decisione del Fondo Interbancario di partecipare all’aumento di capitale  è positiva perché formalmente “salva” Banca Marche: di questo ringraziamo soprattutto l’attuale management, le parti sociali e i lavoratori dell’azienda che hanno contribuito alla sua definizione. Tuttavia tale decisione del Fondo Interbancario costituisce una condizione necessaria ma non sufficiente per tutelare il territorio regionale in tutte le sue componenti – risparmiatori, azionisti, piccole imprese, dipendenti, Fondazioni bancarie – perché la partecipazione del Fondo alla ricapitalizzazione di banca Marche è stata condizionata all’entrata in vigore della direttiva europea bail-in (1 gennaio 2016). Il fattore tempo diventa strategico, perché effettuare l’aumento di capitale dopo l’entrata in vigore del bail-in espone le Marche al rischio che i costi del piano di ricapitalizzazione e ristrutturazione degli istituti di credito nazionali coinvolti siano “ribaltati” sul territorio regionale, utilizzando proprio le possibilità offerte dal meccanismo bail-in, che prevede la chiamata “interna” alla copertura interna di tali oneri da parte di azionisti, obbligazionisti, correntisti e PMI sopra i 100.000 euro

Per queste motivazioni ho presentato un’interrogazione immediata al Presidente Ceriscioli, che finora ha mostrato disattenzione su tale vicenda che, invece, come giustamente sottolineato dai Sindacati di Banca Marche, costituisce la priorità principale per la salvaguardia e il rilancio del tessuto economico e sociale marchigiano.”