Xanitalia, il blocco era prevedibile, ora cambiamo la norma

Xanitalia, il blocco era prevedibile, ora cambiamo la norma


SUL TEMA
del blocco dell’ampliamento di Xanitalia in un’area agricola, interviene Mirco Carloni, consigliere regionale del Pdl, che ha già polemizzato duramente al momento dell’approvazione della legge regionale. «Condivido completamente le parole di Franco Signoretti. Ha ragione da vendere».
Perché?
«Quando approvammo in consiglio regionale la legge urbanistica sul vincolo idraulico, dissi che quella norma avrebbe bloccato tutti gli investimenti delle aziende. Perché interveniva anche sulle procedure di sportello unico per gli ampliamenti delle fabbriche esistenti».
C’è differenza dunque.
«Certo, un conto è attivare un’area ex-novo, un conto è ampliare aziende già esistenti. Dobbiamo essere in grado di dare risposte flessibili, per evitare la fuga delle aziende all’estero. Lo dico io, ma lo dice anche la Camera di Commercio. Xanitalia è solo il primo caso, ce ne saranno altri».
Lei dice?
«Certo e in Confindustria se ne sono accorti.Mache senso ha bloccare l’espansione di aziende che lavorano con l’estero? Tutti gli osservatori dicono due cose: bisogna deregolamentare e sburocratizzare; va sostenuto l’export come possibile motore trainante della ripresa. La Regione Marche con la sua legge ha fatto l’esatto contrario (senza contare il vincolo idraulico che propone ulteriori difficoltà e costi). Rischiando che Xanitalia e altre aziende vadano a produrre altrove, penalizzando l’occupazione».
Maci sono aree edificabili già previste e capannoni vuoti.
«Signoretti ha già spiegato perché queste soluzioni non sono sostenibili economicamente per l’azienda. Per questo vanno sostenuti gli  ampliamenti».
Cosa si può fare?
«Approvare al più presto la modifica della legge che abbiamo presentato io e Mirco Ricci: escludere dal blocco le procedure di sportello unico per le attività produttive, a partire da quelle in itinere. E’ una norma generale che non riguarda solo Xanitalia».
Insomma bisogna far presto.
«Se non vogliamo che le nostre aziende vadano tutte a produrre all’estero direi proprio di si. Dobbiamo togliere burocrazia, non metterne dell’altra».
Lei è molto critico con Spacca
«Non solo con lui. A pensar male c’è anche tutto un aspetto di valore della rendita, che è proprio, ad esempio, dell’urbanistica pesarese. Ci sono aree industriali che non partono e che incorporano nel costo la cosiddetta speculazione. Altro che accuse agli industriali che hanno bisogno di ampliare le loro aziende. Invece ci sono imprenditori che hanno già avuto modifiche di destinazione favorevole e vogliono, probabilmente, incassare ».
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– Il Resto del Carlino