CARLONI : “UNA PIAZZA GREMITA CHE VUOLE IL CAMBIAMENTO”


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Grazie a tutti voi che oggi siete in questa piazza meravigliosa che ha un solo desiderio: portare un vento di cambiamento nel nostro Paese e nella nostra Regione. A poche centinaia di metri da noi c’è un’altra piazza in cui si sono radunate le “sardine del pd” che vorrebbero impedirci di parlare. Ognuno è libero di stare nella piazza che vuole, ma io mi pongo alcune domande:

  • Dove erano le “sardine del PD” in questi anni quando venivano chiusi 13 ospedali nella nostra Regione? Dove erano in questi anni quando un cittadino marchigiano, chiamando al CUP, dopo ore interminabili al telefono, si sentiva rispondere “visita non disponibile” oppure “passi tra 6 mesi” costringendolo a rivolgersi al privato o ad andare a curarsi in Veneto o Lombardia dove la sanità funziona? La Regione a guida PD ha creato un sistema che ha solo favorito il privato a scapito della sanità pubblica, facendo crescere la mobilità passiva. La riduzione dei servizi domiciliari, soprattutto alle fasce più fragili di popolazione, la mancanza di personale sanitario, la fuga dei medici, sono questi i temi sui quali occorrevano risposte che non ci sono state; facendo crescere un grido di protesta e di preoccupazione soprattutto nelle aree interne che si stanno spopolando nell’indifferenza della sinistra.

  • Dove erano le “sardine del PD” quando il governo con un decreto ha cancellato in una sola notte Banca Marche? Un crac che ha bruciato 1,5 miliardi di euro di risparmi privati dei marchigiani e che alla fine costerà 6 miliardi di risorse pubbliche. Un affare solo per UBI, ma un disastro per l’economia marchigiana, per i risparmiatori e per le piccole imprese messe in ginocchio negli ultimi 3 anni. Le nostre microimprese diffuse, protagoniste in passato addirittura di un modello economico teorizzato da Fuà come “Modello Marchigiano” grazie alla crescita senza fratture sociali, oggi sono abbandonate a causa della burocrazia, delle infrastrutture, dei trasporti e, soprattutto, della ristrettezza del credito a causa del fallimento di Banca Marche. Il tutto è avvenuto nel silenzio imbarazzante di una classe dirigente regionale del partito democratico che non ha detto nulla, perchè doveva proteggere gli amici, anzi che ha applaudito a quel decreto.

  • Dove erano le “sardine del PD” quando la nostra economia si sgretolava un po’ alla volta? Le Marche si sono impoverite in questi ultimi 5 anni. La nostra non è più un’economia florida e viva come lo era in passato ed i nostri giovani emigrano altrove non per scelta, ma per necessità di trovare un futuro. Su 42.000 studenti universitari marchigiani, ben 13.000 sono andati a studiare fuori regione e, purtroppo, il trend è in crescita di anno in anno. I cittadini marchigiani che chiedono l’iscrizione all’aire come residenti all’estero è in aumento esponenziale negli ultimi 5 anni. La Regione Marche è da anni in una condizione ormai cronica di stagnazione economica e si stà sempre di più allontanando dalle economie regionali del Nord è stata infatti dichiarata regione “in transizione”. In questi anni non sono state messe in campo politiche anticicliche, infatti non abbiamo visto scelte di sostegno concrete all’industria calzaturiera, meccanica e mobiliera che domani vedrà anche uno sciopero generale dei dipendenti proprio del settore del mobile. Non abbiamo visto alcuna risposta tranne che qualche foto con gli operai di Berloni Cucine, Auchan o con gli impiegati di ubi. Gli amministratori della sinistra non hanno investito nell’internazionalizzazione delle imprese mentre proprio su alcuni mercati la domanda di prodotti e manifatture come quelli delle aziende marchigiane erano molto richiesti. Come ha detto altro ieri persino il segretario della CGIL le imprese qui sono state abbandonate a se stesse. Dalla Cina gli accordi non sono approdati a nulla, nemmeno il volo tanto annunciato è stato attivato. Nel frattempo però l’aeroporto regionale di Ancona è stato dilaniato dalla “malagestio”. In aggiunta le Marche risultano essere il fanalino di coda del Paese per l’utilizzo dei fondi europei in agricoltura e per l’utilizzo del fondo sociale che non vengono spesi.

  • Dove erano le sardine del il PD in questi anni quando le popolazioni colpite dal terremoto lamentavano ritardi, lentezza e burocrazia?Sulla gestione post-terremoto abbiamo vissuto un dramma senza precedenti che si è aggiunto alle tragedie delle famiglie e delle aziende colpite dal sisma. Molte delle macerie ancora non sono state rimosse infatti ancora la metà delle macerie dopo 3 anni sono ancora lì altro che ricostruzione! Nessuna risposta sui ritardi nei pagamenti per lavori già effettuati nelle zone colpite dal sisma che creano enormi difficoltà per le imprese edili, specialmente quelle di piccola dimensione, che pagano con regolarità operai, contributi, cassa edile, fidejussioni, interessi bancari, anticipando ingenti somme prima di riscuotere il pagamento. L’ultimo Decreto Sisma imposto dal governo giallorosso è inutile e controproducente, l’ennesimo schiaffo alle Marche. Ma sono stati velocissimi a sfruttare il terremoto per nominare dei politici come Errani ex governatore dell’Emilia Romagna a adesso Legnini non eletto come governatore in Abruzzo. Ecco cosa intendono per occuparsi del terremoto, l’occupazione dei posti con politici del partito democratico. Il terremoto come opportunità politica!

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Su questi temi né il pd ne la sua propaggine detta sardine ne l’intero Centrosinistra hanno mai dato risposte concrete. Ormai il PD ha completamente perso la capacità di leggere la realtà e di capire i bisogni del territorio: l’unica forza che hanno è quella di essere contro qualcuno e contro qualcosa.

Noi no.

Noi siamo qui per costruire e non per distruggere.

In questa piazza c’è un popolo positivo che crede nel futuro.

Un popolo che crede nel vento di cambiamento di una regione che deve ritornare ad essere competitiva economicamente e solida nella difesa dei propri diritti, a cominciare da una sanità pubblica di eccellenza!

In questa piazza c’è un popolo che vuole parlare di come sostenere le imprese, semplificando la burocrazia e spendendo bene le risorse che arrivano dall’Europa.