LA TARTUFICOLTURA: ANTICA SAPIENZA DELLA TERRA CON UNO SGUARDO RIVOLTO AD FUTURO

LA TARTUFICOLTURA: ANTICA SAPIENZA DELLA TERRA CON UNO SGUARDO RIVOLTO AD FUTURO

Il tartufo rappresenta la perfetta sintesi di tre fondamentali obiettivi di programma del nuovo governo regionale delle Marche: valorizzazione delle eccellenze, semplificazione burocratica, innovazione.

La tartuficoltura può rappresentare un caso emblematico dell’applicazione concreta di queste finalità che si intrecciano alla perfezione in questo settore. Se da un lato infatti il tartufo è eccellenza territoriale per antonomasia nella regione, sia per la pregiatissima qualità del prodotto che per costituire un’economia significativa delle comunità che insistono nelle aree di produzione, è senz’altro vero che per aumentare le potenzialità di sviluppo del settore occorre snellire la normativa vigente incentivando gli approfondimenti di carattere tecnico e scientifico.

Lo scorso dicembre l’assessore all’agricoltura Mirco Carloni ha promosso un primo momento di ascolto interamente dedicato agli addetti del settore durante un seminario svolto in collaborazione con l’Università Politecnica delle Marche ed altri Atenei regionali. Dal proficuo confronto è scaturito l’accoglimento di buona parte delle legittime istanze formulate dagli addetti ai lavori finalizzate sostanzialmente alla modifica della normativa di riferimento che consenta di alleggerire alcuni iter procedurali, quali ad esempio quelli connessi al riconoscimento delle tartufaie coltivate ed altri aspetti attuativi considerati fortemente penalizzanti e anacronistici.

In tale contesto l’Azienda dei Servizi Agroalimentari delle Marche -ASSAM-  ricopre un ruolo centrale per quanto concerne gli aspetti legati al fabbisogno di ricerca, sperimentazione e divulgazione attraverso i fondi assegnati annualmente dalla Regione Marche che garantiscono lo sviluppo di numerose iniziative. Tra queste il monitoraggio attivato sugli impianti di tartufaie, la sperimentazione legata alla somministrazione di composti batterici in aree produttive di bianco e l’innovazione vivaistica nel settore. Forte l’impulso nelle linee di sperimentazione relativamente all’attività di  monitoraggio di tartufaie coltivate; modelli di gestione di una tartufaia sperimentale costituita da roverelle  ottenute da materiale vivaistico selezionato con Tuber melanosporum nel Parco del Conero; sperimentazione di tecniche di micorrizazione di Tuber macrosporum; monitoraggio di tartufaie di tartufo bianco nella provincia di Pesaro-Urbino;  allestimento di una serra presso il vivaio Val Metauro per la produzione di piantine micorrizate maggiormente performanti destinate alla realizzazione di impianti ad alta quota; la realizzazione di  un sistema sperimentale di riscaldamento serre per la germinazione del seme basato su tappeti riscaldanti e attuazione di un sistema di sterilizzazione a basso impatto ambientale basato sul principio dell’ozonizzazione dell’acqua. Un sistema che verrà impiegato per la sanificazione dei substrati da impiegare nella filiera vivaistica di produzione delle piante micorrizate.

“Nonostante le problematiche legate alla attuale situazione pandemica -conclude Carloni- lavoriamo per realizzare entro la primavera il primo degli innovativi impianti per la produzione di tartufo ad alta quota presso l’Azienda Speciale del Catria, apripista di progetti di sperimentazione promossi a breve grazie la stipula di un accordo di programma con il Parco Nazionale dei Sibillini per la realizzazione di attività sperimentali inerenti la tartuficoltura fra cui l’impianto in alta quota presso Isola San Biagio, in comune di Monte Monaco. Il Tartufo incarna alla perfezione il nostro modo di essere marchigiani, una antica sapienza legata alla terra, con lo sguardo rivolto ad un futuro fatto di sostenibilità, qualità ed innovazione”.