Una serata di alto livello per confrontarsi sullo sviluppo economico del territorio regionale.
Il Convegno “Economia delle Marche – riconquistare Futuro” organizzato dall’associazione Centro Studi Economia e Territorio e al quale ha partecipato il Consigliere regionale Mirco Carloni, ha riscosso tante adesioni tanto che la sala del Tag Hotel che ha ospitato la tavola rotonda ha faticato a contenere i partecipanti.
In molti sono intervenuti per ascoltare la prima uscita pubblica del nuovo direttore della Creval Carifano Giorgio Giovannini il quale si è espresso sulla ricapitalizzazione della stessa Creval: “C’è un pre accordo sul consorzio di garanzia per la sottoscrizione dell’aumento di capitale. Mediobanca insieme a citygroup hanno dato la propria disponibilità. Ora inizia la fase istruttoria che comporterà l’aumento di capitale che nel piano industriale spingera’ a liberare risorse per aumentare l’operatività della banca nel settore degli impieghi”. Poi Giovannini enfatizza il radicamento nel territorio: “Abbiamo 23 filiali che non chiuderanno ma si baseranno ancor di più sul rapporto umano. Il piano di sviluppo prevede di arrivare al 2020 con un contenimento dei costi e una crescita costante”. Se Creval punta ad un piano di rilancio, secondo il prof Berti, docente di Economia degli Intermediari Finanziari all’Universita’ di Urbino Carlo Bo, tratteggia una visione negativa per gli istituti di credito: “Dal 2008 ad oggi non abbiamo più banche che mettono in evidenza la relazione, bensì tendono ad concentrarsi in grandi poli. Così ne consegue che in Italia rimarranno al massimo 10 Banche. Facendo un esempio, le Bcc, che erano 300, tenderanno a confluire tutte al massimo in due grandi gruppi bancari”. La metamorfosi bancaria prende spunto da uno scenario economico regionale che non gode di buona salute in relazione ai dati diffusi dalla relazione di Banca d’Italia. “Il sistema produttivo marchigiano – spiega Gabriele Magrini di Banca d’Italia Marche – era improntato sui distretti industriali, oggi superati dalla tecnologia, informatizzazione e delocalizzazione. Ci sono indici che lasciano pensare che la fase critica della crisi è passata. Anche se ancora stenta a crescere l’occupazione visto che siamo all’11,3% di dosoccupazione. Il sistema marchigiano non vede grossi centri abitati e deve modernizzare il suo sistema imprenditoriale. A pesare come un fardello c’è anche il terremoto che occupa il 40% del territorio marchiagiano. Nonostante questa impasse, si deve pensare ad un ritorno di fiducia verso la crescita”.
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