MIRCO CARLONI INCONTRA IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SERGIO MATTARELLA

MIRCO CARLONI INCONTRA IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SERGIO MATTARELLA

Ancona, 15 Marzo 2019 –  Il Consigliere Regionale Mirco Carloni con il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella in occasione della cerimonia di inaugurazione dell’Anno Accademico 2018-2019 dell’Università Politecnica delle Marche
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Intervento del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella in occasione della cerimonia di inaugurazione dell’Anno Accademico 2018-2019 dell’Università Politecnica delle Marche

Ancona, 15/03/2019

Rivolgo a tutti un saluto di grande cordialità, al Presidente della Regione, al Presidente della Provincia, alla Signora Sindaco e, attraverso di lei, a tutti cittadini di Ancona, ai sindaci presenti, ai loro concittadini.
Un saluto ai Rettori e alle Rettrici di altri atenei, di quelli dei paesi oltre Adriatico, quel mare che non separa ma unisce i nostri Paesi.
Un saluto al Corpo accademico, al personale amministrativo e tecnico, agli studenti e alle studentesse che, insieme ai docenti, compongono l’universitas, la comunità di studi, approfondimento, ricerca e proiezione verso il futuro.
Il Ministro – che ringrazio e saluto – ha espresso in maniera magistrale l’apprezzamento per il ruolo di questo Ateneo.
Ringrazio il Rettore per l’invito a essere presente all’inaugurazione di questo 50º Anno accademico.
Questa ricorrenza importante induce anche me a ricordare Alfredo Trifogli, indimenticato sindaco e promotore determinatissimo e di successo dell’istituzione di questo Ateneo.
Ringrazio il Rettore per la relazione di grande interesse e completezza: ci ha illustrato con dovizia e lucidità il percorso e l’attività della Politecnica, i traguardi e i risultati conseguiti.
Poc’anzi, per entrare in quest’aula, ho costeggiato questa piccola esposizione, di grandi risultati, che è stata predisposta per far vedere alcune delle realizzazioni della ricerca in questa Università. Il Rettore ha ricordato quella significativa sulla plastica nel mare, ridotta come immagine e strumentazione di esposizione ma esplicita e chiarissima conseguenza dell’inquinamento marino.
Questa attitudine, tra le tante di questo Ateneo nella sua ricerca, si collega a quanto il Rettore ha ricordato. Oggi tanti giovani ricordano a tutti, particolarmente a chi ha responsabilità istituzionali, l’esigenza di difendere il clima e l’ambiente sulla Terra. Su questo argomento mi sono già espresso nei giorni scorsi e non ripeto le mie considerazioni. Ma il richiamo del Rettore è particolarmente importante e significativo.
Vorrei ringraziare molto la professoressa Bettin per la sua prolusione: ci ha rappresentato in maniera seria e approfondita le riflessioni su un fenomeno che dobbiamo avere davanti alla nostra attenzione costantemente. Il fenomeno migratorio interessa ed è presente oggi in tutti i continenti del mondo e lo sarà per il futuro, intensamente, per i movimenti demografici che esistono, che sono prevedibili, e per le condizioni di benessere del mondo distribuite in maniera difforme.
Un fenomeno di questo genere richiede che non ci si illuda di poterlo rimuovere, ma che ci si renda conto della responsabilità di governarlo, regolandolo. E per governarlo e regolarlo occorre basarsi su riflessioni, analisi, contributi seri, approfonditi e documentati.
Vorrei riprendere alcune sottolineature dell’intervento del Presidente del Consiglio studentesco che ha ricordato anzitutto Silvia Romano, rispetto alla quale l’attenzione, l’ansia ma soprattutto l’impegno resta inalterato, altissimo e al massimo livello. Speriamo di poterla presto rivedere in Patria.
Faccio mio il ricordo che è emerso dalle parole del Rettore e del rappresentante degli studenti, di ricercatori seri come Regeni e Megalizzi.
È un ricordo che faccio mio perché a questi vorrei affiancare il ricordo di due persone morte con tante altre nel recente disastro aereo in Etiopia. La gran parte di quei passeggeri era diretta in Kenya per una grande conferenza dell’Onu sull’ambiente e sulla collaborazione internazionale. Tra i nostri concittadini, tutti impegnati in attività pregevole e di grande merito, vi erano due giovani concittadine poco più grandi della vostra età: Virginia Chimenti e Maria Pilar Buzzetti, di 26 e 31 anni.
Il loro ricordo, con quello di Megalizzi e Regeni, mi induce ad una riflessione: l’impegno di Megalizzi e la sua morte per mano assassina, l’impegno della Chimenti e della Buzzetti, l’impegno di un mite ricercatore come Regeni, ricordano al nostro Paese e a tutto il mondo – in realtà come tante altre figure come loro – che ci troviamo di fronte a un bivio, tra la violenza e la pace, la convivenza e la tolleranza.
Quanto avvenuto questa mattina dall’altra parte del mondo, in Nuova Zelanda, rappresenta un segnale di allarme gravissimo: alcuni forsennati hanno sparato uccidendo decine di persone inermi di religione islamica, che stavano pregando in una moschea. Sulle loro armi hanno messo come riferimento e simbolo alcuni nomi. Tra questi quello di Luca Traini, l’uomo che pochi mesi fa a Macerata ha sparato a casaccio contro ogni immigrato che incontrava per strada. Hanno messo anche il nome di un canadese che due anni fa in Canada ha ucciso alcune persone in una moschea.
Questi due nomi i terroristi li hanno affiancati, nella loro dissennatezza, al Doge di Venezia della battaglia di Lepanto di cinquecento anni fa, e a Carlo Martello, vincitore a Poitiers 1300 anni fa.
Questo cancellare la storia, questo rifiutare la storia, questa condizione che cancella la civiltà che la storia ha costruito è il pericolo che abbiamo di fronte.
Va detto con chiarezza che il terrorismo di matrice islamista che semina lutti in tante parti del mondo, dall’Afganistan a diversi Paesi d’Europa, dall’Africa al Medio Oriente, si contrasta – come è stato fatto in Italia in questi anni, e non soltanto nel nostro Paese – con la prevenzione attenta, con l’attività delle Forze dell’ordine e della magistratura. Cioè si contrasta con la legge e con la forza della legge.
Occorre avere ben presente che bisogna rifiutare ogni concezione o predicazione di odio e di contrapposizione che colpisce innocenti da tutte le parti. Parole violente e parole di violenza inducono, eccitano verso la violenza; e la violenza ne chiama altra, in una spirale distruttiva che potrà travolgere la civiltà e la convivenza nel mondo.
Contro questi pericoli e per riaffermare i valori che persone come Megalizzi e Regeni, come la Chimenti e la Buzzetti, come tanti altri coltivavano e praticavano, vi è un ruolo decisivo delle università, attraverso lo studio, la ricerca, attraverso l’approfondimento ai problemi ma soprattutto attraverso gli studenti.
Auguri e buon accademico!