«PORTIAMO QUI AZIENDE LEADER COSI’ LE NOSTRE FARANNO FILIERA»

«PORTIAMO QUI AZIENDE LEADER COSI’ LE NOSTRE FARANNO FILIERA»

Corriere Adriatico del 19 Giugno 2025


«Portiamo qui aziende leader’ così le nostre faranno filiera»
Carloni: «Fusioni e aggregazioni? Non contano le dimensioni ma la cassa»

L’INTERVISTA

Mirco Carloni, deputato, presidente della commissione Agricoltura della Camera dei deputati ed ex assessore alle attività produttive della Regione Marche:

Come far tornare le Pmi centrali?
«Non c’è una soluzione perché le Marche sono plurali. I distretti sono diversi e disarticolati. Dobbiamo rimettere al centro l’imprenditorialità, è l’unica sintesi che mi sento di fare. L’economia cambia tutti i giorni, se continueremo a parlare del passato non riusciremo a costruire nulla. Piuttosto, è necessario tenere alto quel denominatore comune ai vari territori e distretti. La voglia di fare, la fame di arrivare a essere un’impresa. Magari piccola, ma essere impresa».

Come gestire il passaggio generazionale?
«Con il trasferimento di tecnologie e innovazione, sia di processo che di prodotto. Le imprese faranno il ricambio quando i padri permetteranno ai figli di introdurre innovazione. Inoltre la cultura della delega, che abitualmente subentra quando una nuova generazione prende in mano un’azienda, è un tema molto delicato. Anche qui ogni realtà aziendale fa storia a sé».

Con la dimensione attuale delle Pmi, che rappresentano circa il 90% dell’economia marchigiana, l’intera economia regionale rischia di essere spazzata via a livello internazionale.
«Non conta la dimensione, ma la cassa. Se una azienda è piccola, ma ha un margine operativo buono, è meglio dell’azienda stratosferica che non ha marginalità. L’impresa genera ricchezza non solo per i proprietari. Penso, inoltre, che la nostra sia una delle regioni con la maggiore fertilità per il reshoring, cioè la capacità di attrarre aziende leader. Questo favorirebbe molto le piccole e micro imprese, costringendole a fare filiera e certificazioni. Sia d’esempio il bando della Regione che ha riportato nuova manifattura, dimostrando che le multinazionali investono volentieri sulle Marche. I costi della produzione potrebbero essere assorbiti dalla facilità di approvvigionamento e dalle competenze diffuse, proprio per la presenza di micro imprese con soft skills precise».

Prima da assessore e poi da parlamentare: quali le strategie messe in campo per permettere alle Pmi marchigiane di tornare competitive?
«Vorrei ricordare il “Bando Ricapitalizzazione”, con cui la Regione sta dando il 50% a fondo perduto sull’aumento di capitale proposto dall’azionista, penso sia l’unico caso in Italia. Le garanzie sul credito aiutano le banche a fare impieghi, con una valutazione del merito creditizio più favorevole. Nelle Marche, almeno per qualche anno, sono spariti i 17 miliardi di impieghi che faceva Banca Marche. È stato uno dei fenomeni di credit crunch peggiori della storia finanziaria, considerando anche la concentrazione così specifica su territorio, abitante e impresa. Abbiamo fatto 9 leggi economiche in regione, ma due in particolare sono quelle che devono essere prese a modello: quella degli ecosistemi (filiere) e quella delle imprese innovative (start up), oltre alle leggi regionali sulla multifunzionalità e sull’enoturismo».

Beatrice Offidani – Corriere Adriatico