INTERVISTA – CORRIERE ADRIATICO DEL 10 NOVEMBRE 2023
Mirco Carloni, deputato della Lega, presidente della Commissione Agricoltura della Camera: ieri è stata approvata in prima lettura la sua proposta di legge per i giovani agricoltori. Perché è importante e cosa cambia rispetto al passato?
«La proposta di legge Carloni mette al centro la figura del giovane che decide di occuparsi di agricoltura con il riconoscimento che merita anche sul piano sociale. Inoltre la legge, approvata in prima lettura alla Camera, genera azioni di maggiore competitività con trasferimento tecnologico incentivato e formazione professionale incentivata. Ma soprattutto, cerca di portare ad una maggiore imprenditorialità questo ruolo».
Ad un anno dalla sua nomina a presidente della Commissione agricoltura, che bilancio traccia? Quali sono le criticità del settore su cui è prioritario intervenire?
«L’agricoltore ha venduto per molto tempo materia prima prendendo meno del dovuto. E la fragilità del settore sta nell’essere sottoposto a cambiamenti strutturali sia per i costi che per clima impone nuove strategle. L’Europa non può pensare che una programmazione fatta prima della guerra in Ucraina o prima dell’aumento dei tassi di interesse possa rimanere attuale.
La peggiore distorsione che vedo sta nella criminalizzazione degli agricoltori fatta da una certa parte ideologizzata che pensa all’ambiente come ad un fatto contrapposto alla produzione e infligge ai produttori costi e burocrazia. Per questo servono leggi che rimettono al centro l’agricoltore e il buon senso».
Prima di entrare in Parlamento è stato assessore allo Sviluppo economico e all’Agricoltura. Come valuta l’operato del suo erede Andrea Antonini e quello della giunta in generale, reduce dalla crisi di governo?
«Positivamente. Stiamo presentando insieme alcune misure del Psr. La mia strategia era quella della Lega: le imprese sono i soggetti da sostenere in contrapposizione alla sinistra che per favorire la burocrazia costringeva l’imprenditore ad andare in Regione con il cappello in mano. Chi fa svi luppo economico deve favorire le imprese rimuovendo ostacoli e cogliendo opportunità».
Lei è il candidato della Lega per le Marche alle Europee. Nessun marchigiano è arrivato a quegli scranni: da 1 a 10, quante chance pensa di avere?
«Tutte quelle che i marchigiani vorranno darmi. Le grandi scelte strategiche si faranno in Europa e serve più Italia in Europa. Trovo assurdo che la gente di città, che vive a Bruxelles, voglia imporre regole e comportamenti a chi vive in campagna o in montagna senza sapere quanto è diversa la vita negli Appennini. Attenzione che fare ulteriore pressione fiscale o regolatoria sulle aree interne porterà all’abbandono».
Nel 2024 si voterà anche nella sua Fano: qual è il cavallo su cui intende scommettere?
«Vorrei una novità in grado di entusiasmare i fanesi che da dieci anni sono ostaggio di scelte al ribasso».